Mi frulla sempre in testa questa cosa
della clonazione. I Radiohead ci hanno fatto un disco intero,
sulla clonazione. Proprio bello.
Certo, è un po’ inquietante.
Da quello che ho capito, la questione della clonazione umana
è la più sensazionale, ma non è la questione
più attuale, e forse nenache la più scottante
sul piano etico. Forse un essere umano non lo cloneranno mai,
ma la clonazione terapeutica la stanno già studiando,
concretamente. E la clonazione terapeutica ha a che fare con
queste strane cose che sono le “cellule staminali.”
Ecco, avevo tenuto questo articolo [variante:
questa rivista] che spiegava bene cosa sono le cellule staminali.
Perché pare che il problema sia questo: che la prospettiva
più promettente, per la ricerca scientifica, è
creare degli embrioni, clonandoli da una cellula somatica del
paziente, e poi estrarne queste cellule staminali, che possono
essere utili per curare le malattie di quel paziente.
È un po’ come quel romanzo
che avevo letto, Spares, di Marshall Smith. Una fantascienza
un po’ truce, in cui i ricchi si facevano clonare, tenevano
questi cloni ammassati in recinti, come le bestie, e li usavano
quando volevano sostituirsi il fegato, o un rene, o un altro
organo che avevano rovinato. I cloni come magazzini di organi
di ricambio, insomma. No, questa è proprio fantasia,
naturalmente, spero proprio che non si arrivi mai a una situazione
del genere, ma con le cellule staminali funziona in modo simile.
Non si arriva mai a sviluppare un essere umano, questo no, e
neppure un feto, perché si interviene sull’embrione
a uno stadio molto precoce. Però anche queste cellule
funzionano un po’ come delle “cellule di ricambio”.
Ecco: infatti le cellule staminali sono
cellule che da un lato hanno la capacità di riprodursi
a lungo senza differenziarsi, cioè senza diventare cellule
specializzate (nervose, muscolari, ematiche); e dall’altro
però, sotto certe condizioni, danno luogo a popolazioni
di cellule differenziate (cioè appunto nervose, muscolari
e così via).
Sono queste cellule che possono essere usate nella cura di malattie
particolari che derivano da malformazioni genetiche, perché,
essendo prodotte artificialmente, il loro codice genetico può
essere riprogrammato, e quindi possono essere introdotte nell’organismo
per sostituire quelle malate. Per esempio, qua dicono che una
malattia che si potrebbe curare in questo modo è la Sclerosi
Laterale Amiotrofica, che colpisce solo i neuroni che comandano
il movimento, e conduce alla morte in 3 o 5 anni circa da quando
si è manifestata. Ci sono più di 350.000 persone
al mondo soggette a questa malattia, e ogni anno ne muoiono
circa 100.000. Ma sembra che anche il diabete, il morbo di Parkinson,
o l'Alzheimer potrebbero essere curate così.
Allora: ci sono le cellule staminale adulte, che si conoscono
da una trentina d’anni e si trovano nel midollo osseo,
nel cervello, e nel sangue del cordone ombelicale, e le cellule
staminali embrionali, che invece sono state scoperte più
di recente e che si trovano negli embrioni. La sperimentazione
su queste ultime è più recente, e quindi non si
sa bene come possano funzionare, ma vari scienziati sono disposti
a scommettere che potrebbero rivelarsi molto utili. E qui nasce
il problema, perché per produrre queste cellule bisognerebbe
produrre un embrione umano con una delle tecniche di clonazione
oggi disponibili, oppure utilizzarne uno di quelli soprannumerari
che si ottengono quando si fa una fecondazione artificiale;
poi farlo sviluppare fino allo stadio di blastociste (cioè
fra i 14 e i 18 giorni di vita); e infine prelevare dalla massa
cellulare interna di questo blastociste le cellule staminali.
E questa operazione, naturalmente, distruggerebbe l’embrione.
Quindi chi sostiene che l’embrione
deve essere già considerato come un essere umano, sin
dal momento in cui lo spermatozoo e l’ovulo si incontrano,
o quando il nucleo di un’altra cellula sostituisce il
nucleo dell’ovulo, è contrario a qualsiasi ricerca
sulle cellule staminali embrionali, e perciò a ogni tipo
di clonazione terapeutica. Queste persone sostengono che non
c’è differenza sostanziale fra la clonazione terapeutica
e quella riproduttiva, perché entrambe, comunque, danno
luogo a esseri viventi; anzi, la clonazione terapeutica è
ancora più crudele, perché comporta la distruzione
dell’embrione.
Ma c’è chi sostiene che un embrione, sino a 18
giorni di vita almeno, non è in alcun modo un essere
umano, perché non ha ancora neppure sviluppato un sistema
nervoso. Queste persone, quindi, ritengono che non ci sia niente
di male a sviluppare la ricerca sulle cellule staminali embrionali,
perché è una ricerca che può portare in
futuro a trovare delle cure per malattie gravi e debilitanti,
quindi va nell’interesse generale dell’umanità.
E che un paese che impedisca questa ricerca si condanna a restare
indietro a livello scientifico e umano.
Sono
due concezioni diverse della vita, della società e della
libertà, non c’è che dire. E quindi alla
domanda se sia giusto o no consentire la clonazione terapeutica
e la ricerca sulle cellule staminali embrionali, ognuno risponderà,
come al solito, seguendo le sue convinzioni morali e sociali.
Antonio Caronia.
DemoKino - Virtual Biopolitical Parliament - Therapeutic Cloning.