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Così, Benedetta ha deciso…

La prossima settimana avrà il colloquio, poi farà gli esami necessari, e fra quindici o venti giorni l’operazione. E tutto sarà finito.

Certo, mi dispiace che abortisca. Nicola mi aveva detto che sarebbe stato contento di avere un bambino. Ma insomma, sono ancora giovani. Benedetta mi ha detto che suo marito si è convinto, che per il momento non ci sono le condizioni per tenere il bambino. E poi, è giusto che sia lei a decidere.

Be’, chi lo sa se è davvero giusto che a decidere sia solo lei? In fondo, c’è in ballo una vita. Lei ospita nel suo corpo un’altra vita. È circa un mese che è rimasta incinta, un mese e mezzo. L’embrione ormai è abbastanza formato. E se avessero ragione gli antiabortisti, che dicono che ogni aborto è un omicidio legalizzato?

Be’, sì, in fondo si tratta della vita di due persone, non di quella di una sola. Non si può sopprimere una persona, per di più indifesa, per tenere conto delle esigenze di un’altra persona. Neppure per risolvere i suoi problemi, per quanto gravi siano.

No, non è vero. L’unica persona veramente coinvolta è solo la donna. Una donna in una condizione molto particolare. C’è una vita che si sta formando dentro di lei, ma quella vita non è ancora formata. È una vita in formazione. E in questa situazione l’unica che deve decidere se tenere o no il bambino è la donna. È una questione di libertà. Se la donna non se la sente di portare a termine la gravidanza, ha il diritto di interromperla.

Quando i movimenti femministi hanno lottato in tutto il mondo per avere il diritto all’aborto, l’hanno fatto per questo. Per ridare alla donna il potere di controllo sul proprio corpo. Il controllo sul proprio corpo è un diritto fondamentale della persona, e non si può tollerare che la gravidanza diventi un pretesto per togliere questo diritto alle persone di sesso femminile.

Non sono mai stato così confuso. Anni fa non avevo tutti questi dubbi. Forse il fatto che questa cosa stia capitando alla mia più cara amica mi costringe a riflettere più profondamente. Ma non riesco a decidere chiaramente quale sia la posizione giusta.


Come aveva detto Abraham Lincoln? “Nessuno ha il diritto di decidere una cosa, se questa cosa è sbagliata.” Forse il problema non è la libertà di scelta della donna, ma il fatto che l’aborto sia giusto o sbagliato. E se l’aborto è sbagliato, una donna non può avere il diritto di fare una cosa sbagliata.

Sì, il punto fondamentale è se la vita di una persona comincia con la sua nascita, con la sua venuta al mondo, o se comincia prima, nel grembo della madre. Un feto è già un essere umano vivente, o no? Quindi bisogna prima capire che cosa è la vita. Bene, se la vita consiste nella capacità delle cellule di riprodursi e di differenziarsi per costruire degli organi, allora un feto è già vivo. Ed è anche un essere umano, non c’è dubbio, perché ha già tutti i cromosomi di un essere umano. Forse lo è solo potenzialmente, ma lo è. E in questo caso l’aborto non è altro che un delitto, e legalizzare l’aborto equivale a legalizzare l’omicidio.


No, non può essere. Sono tutte sofisticherie. La vita di un essere umano è una vita di relazione. Un feto non ha relazioni col mondo né con altri esseri umani, se non per il tramite della madre. È la biologia che dà alla madre il controllo sulla vita del feto, e la vita del feto non è ancora una vita umana.

Ma in realtà tutto questo non conta, se davvero il feto è una vita umana e sopprimere la vita è un delitto.
E poi, mi sembra di aver letto ultimamente che intorno agli aborti c’è anche un traffico di organi infantili. Sono gli aborti tardivi, fatti dopo 30 settimane e più di gestazione. Li fanno con delle tecniche particolari, per estrarre il feto ancora quasi vivo, o con gli organi funzionanti. Ci sono delle organizzazioni vere e proprie che vivono di questo, lavorano con le cliniche abortiste per procurare ai ricercatori i feti o gli organi di cui hanno bisogno. Ci sono dei listini prezzi: un tronco 500 $, un fegato 150 $, e più sono grandi e formati gli organi, più valgono. Ho letto di casi in cui il feto pare morto, ma quando lo aprono il cuore batte ancora. È una cosa ripugnante.

Insomma: garantire il diritto alla vita del feto o la libertà di scelta della madre?

Antonio Caronia.
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